Nunzio Lanotte, ingegnere meccanico fondatore di APLab, nonché pentatleta agonista e autore del libro “Sportivi ad alta tecnologia” per Zanichelli Editore, racconta in un’intervista rilasciata a Oggi Scienza, il rapporto tra tecnologia e sport nel modo ciclismo e del nuoto. Le tecnologie più avanzate, secondo Nuzio Lanotte, sono necessarie per vincere nello sport, ma non bastano per arrivare primi.
“Per vincere una gara di ciclismo non basta un telaio iper tecnologico. Per battere Merckx devi essere Moser o Indurain, atleti eccezionali. Non puoi essere un brocco in sella a un mostro di tecnologia. La tecnologia è sempre andata a braccetto con lo sport e ogni epoca ha avuto a disposizione i suoi gioielli tecnologici. È indispensabile per vincere, ma non basta per arrivare primo”.
Nel mondo del nuoto, qualche anno fa, hanno fatto la loro comparsa i costumi di poliuretano.
La svolta è avvenuta nel febbraio 2008, quando la Speedo ha proposto per l’omologazione alla FINA un nuovo costume: lo Speedo Lazer Racer, più conosciuto come LZR.
Questo costume era il risultato di tre anni di ricerca e sviluppo da parte dei ricercatori Speedo, in coolaborazione addirittura con la NASA, con la società Ansys, e con l’Australian Institute of Sport.
Il risultato è stato un costume costituito da un tessuto ultra leggero, a basso attrito, idrorepellente e ad asciugatura rapida. È stato il primo costume al mondo totalmente privo di cuciture: i singoli componenti del costume erano uniti attraverso un processo ad ultrasuoni. Ai fianchi erano presenti dei pannelli di materiale poliuretanico che comprimevano il corpo del nuotatore dandogli una forma più snella ed idrodinamica.
La FINA ha omologato questo costume, senza rendersi conto che questa mossa avrebbe aperto la strada alla rivoluzione dei venti mesi seguenti.
Di fatto le nazioni legate all’azienda americana hanno iniziato ad usare questo nuovo costume a placche poliuretaniche, ottenendo risultati davvero sorprendenti.
Lo stesso Michael Phelps ha dichiarato che quando entrava in acqua con indosso lo Speedo LZR si sentiva un razzo.
I test in laboratorio hanno, infatti, dimostrato che il super costume riduceva l’attrito dell’acqua del 24% rispetto ai vecchi costumi, ed era più veloce del 38% rispetto alla comune lycra.
Così durante il Campionato Mondiale in vasca corta di Manchester (Aprile 2008) sono caduti 18 record del mondo, contro i 4 di Shangai 2006 e i 4 di Indianapolis 2004.
Anche in Europa ai Campionati Europei di Eindhoven del Marzo 2008 sono caduti 6 primati Mondiali e 12 Europei.
Il neologismo “Doping Tecnologico” lo troveremo di nuovo nelle nostre rubriche legate allo Sport e Tecnologia perché il confine che lega le innovazioni tecnologiche ammessa a quelle proibite è veramente sottile.
Nunzio Lanotte parla così dei costumi in poliuretano:
“Certe volte, però, arriva un’innovazione così dirompente che rischia di falsare le gerarchie tra gli atleti. Mi riferisco al caso dei super costumi di poliuretano. Quando uscirono, la Federazione Italiana me li diede da studiare: davano un vantaggio tra 0,7 e 1 secondo nei 100 metri e il vantaggio cambiava da atleta ad atleta. Il francese Alain Bernard ha abbassato il record di 7 decimi di secondo, non perché fosse un talento eccezionale, ma perché era grosso e quei costumi funzionavano meglio su corpi di quel tipo. Era tutto basato sui costumi e succedevano anche cose bizzarre: gli atleti si mettevano un costume sopra all’altro, oppure i costumi stessi si laceravano sui blocchi di partenza, come è successo alla nuotatrice Flavia Zoccari che ha dovuto abbandonare la gara. Il record deve rispecchiare la vera gerarchia degli atleti. Noi, come pubblico, non accetteremmo mai che il Chievo batta il Barcellona solo per merito di una scarpetta speciale”.
Il bello di questa storia è che a bandire i super costumi dalle competizioni, sono stati proprio gli atleti e gli allenatori, che hanno preferito tornare a concentrarsi sulle basi di questo sport, forse uno tra i più tecnici in assoluto.
Eliminati i costumi di poliuretano e sfumata la possibilità di affidarsi esclusivamente ai materiali, il nuoto è diventato un ottimo laboratorio nel quale la tecnologia serve per visualizzare, misurare e migliorare ogni singolo gesto tecnico.
Specifica Nunzio Lanotte:
“Si continua a lavorare sui costumi, che adesso hanno fibre di carbonio inserite nel tessuto per rinforzarlo, si lavora sull’idrodinamica degli occhiali e della cuffia, ma la tecnica ha un’importanza maggiore: se ci si concentra sul modo in cui il nuotatore si muove nell’acqua, si riescono a ottenere risultati migliori.”
Migliorare le tecnica dei nuotatori significa servirsi di una serie di dispositivi tecnologici: le riprese video durante gli allenamenti, per realizzare analisi biomeccaniche; il velocimetro; i dispositivi che migliorano lo scivolamento, l’ingresso in acqua, la virata e che, in generale, permettono di ridurre la resistenza idrodinamica e di aumentare la propulsione.
Continua Nunzio Lanotte:
“Con APLab abbiamo messo a punto un velocimetro (Speed RT) che permette di analizzare ogni fase della nuotata, dalla partenza alla virata, e mostra la velocità, lo spazio percorso e l’accelerazione. Questo oggetto è formato da un piccolo mulinello posto sui blocchi di partenza, da una scheda di acquisizione e da uno speciale software per la visualizzazione sul computer”.
Tra i vari dispositivi tecnologici di APLab ci sono anche le palette KZ, un sistema brevettato che misura la pressione esercitata dal nuotatore durante le bracciate. Le palette sono in fibra di carbonio e inviano i dati a un’unità di acquisizione che il nuotatore indossa in cintura.
Conclude Nunzio Lanotte:
“Intervenendo in maniera quasi millimetrica sulla preparazione dell’atleta, grazie all’uso di questi device tecnologici, si riescono pian piano ad abbassare i record, anche se non bisogna dimenticare che lo sport rimane una competizione tra atleti. Forse è solo nella Formula 1 e nel Moto GP che perdiamo di vista il pilota per tifare la casa produttrice e accettiamo che la competizione sia tra le diverse tecnologie”.